In questo documentatissimo studio l’autore si propone essenzialmente di restituire la simbolica, arcana immagine del Graal. Sulla base della vasta letteratura sull’argomento, Nuccio D’Anna risale dapprima alle radici del “mito” del Graal, vale a dire alla civiltà antico-celtica dell’isola di Avallon. Nel successivo excursus lungo l’età medievale, emerge l’alto rilievo della spiritualità cistercense e cluniacense nella società del tempo; spiccano le figure di due sovrani illuminati, Enrico II e la sua sposa Eleonora d’Aquitania; appaiono tre enigmatici autori - Chretien de Troyes, Robert de Boron e Wolfram von Eschenbach - i quali, cantando le gesta di re Artù, del mago Merlino e dei cavalieri della Tavola Rotonda, introdussero la leggenda del Graal, il “sacro calice” che, secondo la tradizione, Cristo usò nell’Ultima Cena o, stando a un’altra versione, il vaso in cui Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue di Cristo. Nell’esplorazione della “leggenda”, l’autore ne coglie altri elementi simbolici quali il “Re Pescatore” e il favoloso regno del “prete Gianni”, oltre a sorprendenti accostamenti, come la misteriosa città di Sarraz, sede del Graal ed evidente legame con la tradizione islamica ma anche, e soprattutto, l’immensa struttura, che fa risaltare il Santo Graal quale punto centrale della Storia della Salvezza.
Autore: D'Anna, Nuccio
Collana Biblioteca dell'Unicorno 8 - Medioevo n. 3
Pagine 256
Anno di pubblicazione 2009
Lingua Italiano
Codice libro 3535